Verso la fine del IV secolo d.C. il poeta romano Ausonio compì un viaggio attraverso le province dell’Impero, redigendone una sorta di diario, nell’intento di divulgare la conoscenza dei luoghi e delle città incontrati lungo il cammino.
L’esito di quest’articolato iter è raccontato nel trattato Ordo urbium nobilium, in cui Aquileia viene giudicata ‘moenibus et portu celeberrima’.

Il canale Anfora rappresenta ancora oggi un’evidente testimonianza del complesso sistema portuale dell’antica Aquileia, con il suo lungo corso rettilineo nell’ubertosa campagna interessata nel corso dei secoli da molte bonifiche.
Esso rappresenta una sorta di ‘fossa limitalis’, ossia di collettore di drenaggio delle acque, nel complesso assetto della centuriazione aquileiese e deve il suo nome proprio alla ricchezza di resti di antiche anfore che, sin dal medioevo, furono segnalati ripetutamente dagli studiosi.

Ed è fatta risalire proprio al medioevo l’origine dell’attuale denominazione: difatti, nella Cronaca Veneta o Altinate, il nome del canale compare per la prima volta come litus Anforis.

Inoltre, già nel ‘700, al tempo della bonifica teresiana dell’agro aquileiese, si notò come il canale fosse perfettamente rispondente alle esigenze tecniche di sgrondo delle acque superficiali.

Da studi successivi e come ipotizzato da Enrico Maionica, direttore del museo archeologico, si evinse come il canale non si fermasse all’incrocio con il fiume di Terzo, ma proseguisse verso il foro della città romana, probabilmente assolvendo anche qui alla funzione di drenaggio dell’acqua. Il tracciato di questo canale dunque, in parte ricalca l’andamento del decumano massimo della colonizzazione repubblicana della prima ora.

Nel 1978, in occasione di alcuni lavori di campagna, furono reperite delle lastre in pietra d’Istria, già utilizzata per le banchine del porto fluviale: un materiale tenace al salso e all’usura, che testimonia la lastricatura di questo canale artificiale che presenta un corso rettilineo di cinque chilometri.

Una lastricatura essenziale affinché, vista la scarsa pendenza e la corrente ridotta, l’acqua scorresse più agilmente, evitando così l’accumulo di deposito sul fondo e permettendone la navigabilità, nella sua connessione con l’acqua salsa del sistema lagunare cui faceva parte il porto aquileiese.

 

anfora; Flavio Snidero; valentinuz50; Enzo Valentinuz; museo Aquileia

nella foto di Flavio Snidero dell’associazione Obbiettivo Immagine, l’accostamento tra un’anfora antica, i mosaici del museo archeologico di Aquileia e un’opera di Enzo Valentinuz

 

 

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