L’ambiente lagunare forniva tutta la materia prima necessaria alla costruzione del casone: la robinia era utilizzata per i pali portanti mentre la canna per il rivestimento.
La naturale riserva di canna era rappresentata dal Caneo, alle foci dell’Isonzo.
Giunti al Caneo, i casoneri recidevano la canna ‘in fassi’ e poi la trasportavano sulle mote, con viaggi d’inimmaginabile fatica che richiedevano anche diversi giorni per essere compiuti attraverso i canali lagunari, a bordo imbarcazioni stracariche e lente.
Una volta a cason, la canna doveva essere ripulita con accuratezza da parti vegetative inutili e dagli insetti: solo a quel punto poteva essere impiegata come eccellente materiale di rivestimento, dall’elevata capacità coibente.
Un lavoro complesso e molto impegnativo, da ripetersi circa ogni tre anni.